Ti sei mai chiesto come mai le discussioni con il tuo partner, amico, parente, collega o datore di lavoro finiscano sempre nello stesso modo? O come mai finisci per ripetere lo stesso schema in relazioni diverse chiedendoti “sta davvero succedendo di nuovo??”
Berne, padre dell’Analisi Transazionale, parlava di giochi relazionali per definire tutte quelle interazioni tra due persone nelle quali entrambe, alla fine, si sentono a disagio. Sono situazioni che seguono una struttura prevedibile (di cui non si è consapevoli) per cui si finisce sempre per sperimentare emozioni negative e per confermare convinzioni altrettanto NEGATIVE su di sé o sull’altro.
Il problema nasce perché nel gioco c’è sempre una DOPPIA COMUNICAZIONE: una sociale che è quella verbale ed esplicitamente dichiarata ed una psicologica, nascosta e celata dietro il “non detto”.
Alla base di ogni gioco, infatti, c’è una motivazione nascosta, un bisogno che spinge la persona a giocare per ottenere qualcosa, perché così ha imparato a fare in passato per ricevere ciò di cui aveva bisogno… che però, da adulto, non otterrà!!!
Perché?? Per il semplice fatto che non la sta richiedendo nel modo giusto nel qui ed ora ma sta reagendo proprio come avrebbe fatto in passato, finendo per innescare una serie di comunicazioni che porteranno al conflitto e ad un tornaconto negativo per tutti.
Allora qual è la soluzione?
1.Chiediti qual è il messaggio nascosto dell’ALTRO.
Se cogli il messaggio psicologico dell’altro puoi incrociarlo, ovvero dare una risposta che disattenda le sue aspettative su ciò che immagina faresti/diresti in quel momento.
Vediamo un esempio con due alternative:
“Sei sempre a lavoro! In casa non ci sei mai e devo sempre fare tutto io”.
Risposta A. Cogliere il gancio e iniziare il gioco: “Pensi che mi diverta? Lo faccio per la famiglia! Mi piacerebbe stare al tuo posto…”
Immagina che piega prenderà questa conversazione se entrambi continueranno a giocare, senza dirsi davvero ciò di cui hanno bisogno. Probabilmente continueranno a darsi addosso finendo per sentirsi entrambi feriti dalle accuse ricevute.
Risposta B. Cogliere il messaggio nascosto e interrompere il gioco: “Stai dicendo che hai bisogno di me? In che modo posso aiutarti??”
In questo modo la conversazione prenderà una strada diversa, depotenziando e svelando il messaggio psicologico che rischia di diventare distruttivo nella relazione.
Così, si invita l’altro ad uscire dal gioco, disinnescando il potere distruttivo della comunicazione!
N. B. Non potrai mai obbligare nessuno a smettere di effettuare un giorno né potrai farlo desistere dal cercare di adescarti nel gioco. Ma grazie al riconoscimento del messaggio nascosto potrai decidere di restarne fuori o di uscirne, se ti accorgi di esserci già entrato, e, nei casi migliori, invitare l’altro ad uscirne insieme!
2. Chiediti qual è il TUO messaggio nascosto.
Nell’individuare il gioco che di solito metti in atto, potrai riconoscere quale messaggio nascondi e qual è il bisogno autentico che cerchi di esaudire giocando (e che hai imparato ad esaudire nello stesso modo in passato).
Il passo successivo sarà quello di scegliere di cambiare, trovando modi diretti di soddisfare il tuo bisogno: essere aperto con l’altro circa le tue emozioni e desideri autentici (come ti senti, di cosa hai bisogno) invitando, così, anche l’altro a reagire manifestando emozioni e desideri reali.
“Mi sento sola quando non ci sei, mi piacerebbe che mi dedicassi più attenzioni e mi aiutassi quando sei in casa”.
In questo modo, porrai le tue richieste formulandole come manifestazione esplicita del bisogno e non come una mancanza dell’altro per cui debba essere accusato!
Che aspetti? Inizia ad allenarti..
Sperimentati nel riconoscere e disinnescare i tuoi giochi quotidiani!
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