Ti è mai capitato di continuare a vivere una relazione che non ti fa stare bene senza riuscire ad uscirne? O di restare insieme al partner nonostante ti senta spesso umiliato e profondamente ferito dalle sue parole o dai suoi comportamenti? 

La dipendenza affettiva si evidenzia quando nonostante la relazione, nei suoi alti e bassi, provochi insoddisfazionefrustrazione, l’idea di restare soli e privarsi della relazione stessa è inaccettabile e decisamente peggiore che restare insieme. 

Per questo, la relazione si presenta al tempo stesso come malattia e cura, l’unica possibile!

La dipendenza affettiva rientra a tutti gli effetti nella categoria delle new addiction, ovvero di tutte quelle forme di dipendenza che presentano le stesse caratteristiche della tossicodipendenza ma che non sono causate dall’azione di una sostanza. Si potrebbe parlare di droga da relazione! Così come il tossicodipendente ricerca la sostanza con l’illusione di poter affrontare meglio le difficoltà della vita, il dipendente affettivo ricerca la relazione per gestire gli alti e bassi della quotidianità, costruendo fantasie romantiche spesso irrealistiche, che lo aiutino a tollerare la paura di sentirsi solo e abbandonato, con l’illusione della promessa di una felicità eterna. 

Ma chi è il dipendente affettivo? La dipendenza affettiva si instaura a partire da una serie di caratteristiche emotive, cognitive e comportamentali. Vediamole di seguito:

  • Idea di sé come bisognoso di amore e incapace di vivere senza il partner. La stima di sé dipende dall’approvazione e dalla presenza dell’altro. La paura costante di essere abbandonato o rifiutato e le forti emozioni vissute sono spesso collegate ad un pensiero irrazionale e all’incapacità di rassicurarsi senza l’altro
  • Idea immodificabile dell’altro come unica fonte di felicità e benessere. Il partner e la relazione vengono idealizzati in modo irrealistico con difficoltà ad integrare gli aspetti buoni e cattivi (a momenti è tutto bianco, a momenti è tutto nero), venendo a mancare una rappresentazione realistica della situazione. I sentimenti e le aspettative sulla relazione non sono giustificati dal contesto e dagli eventi relazionali.
  • Incapacità di controllare gli impulsi e perdita di controllo: il dipendente si muove nella relazione mosso unicamente dal desiderio di avere con sé il partner e di poterlo controllare e dal bisogno di ricevere o ricercarne un contatto. Si mostra incapace di inibire dei comportamenti “sbagliati” anche se, quasi sicuramente, comporteranno una conseguenza negativa per sé.
  • Mancanza di auto riflessione: davanti ad un accudimento ambiguo e contradditorio sperimentano emozioni confuse e sono incapaci di fermarsi a riflettere sulla propria condizione e i propri stati mentali, distanziarsi e auto-osservarsi. Tendono a valutare l’altro e la relazione in modo rapido e incompleto, alternando momenti di lucidità in cui sperimentano vergogna e rimorso a momenti di perdono e dedizione.
  • Difficoltà nel prendere posizione o assumere una decisione che comporterebbe forti sensi di colpa. Si preferisce non agire, attendere che sia l’altro a “tirarli fuori” dalla situazione problematica.

Ti riconosci in alcune di queste caratteristiche? Continua a leggere per scoprire le diverse tipologie di dipendenza affettiva.

A seconda del tipo di legame di attaccamento instaurato con i genitori durante l’infanzia si definiscono diverse tipologie di dipendente affettivo e diverse modalità di vivere la dipendenza affettiva nella relazione di coppia, in cui si cerca di riproporre o rimediare alle prime relazioni affettive costruite con i genitori. Vediamole di seguito:

  1. Passivo – dipendente – “Tu mi salverai” “Ti amo perché ho bisogno di te”  

La relazione è basata sulla totale dipendenza e dedizione al partner, che viene idealizzato e vissuto come l’unica ragione di vita. Davanti al rifiuto dell’altro e alla possibilità di una rottura, ci si sente soli, impotenti ed in preda all’angoscia e si mettono in atto una serie di comportamenti atti a mantenere ossessivamente la relazione: contatti insistenti, pretesa che l’altro metta da parte la sua vita, continue richieste di conferma, oscillando tra comportamenti di compiacenza e comportamenti di protesta inefficaci. Il dipendente, sulla base di una marcata svalutazione di sé, vive nell’illusione che il partner e la relazione possano “salvarlo” dalle deprivazioni vissute nel passato.

2. Codipendente – “Io ti salverò” “Ti amo perché hai bisogno di me” 

Il dipendente si lega ad una persona che ha bisogno di aiuto investendo tutto se stesso per aiutarlo, ponendosi come salvatore. Lo stato di necessità del partner mantiene salda la relazione: “finchè avrà bisogno di me non mi lascerà” nutrendo la speranza di riuscire a salvarlo con il suo amore e il suo controllo, dando in questo modo significato alla sua esistenza.

3. Aggressivo – dipendente – “Non sarai mai capace di prenderti cura di me come io non potrò mai avere cura di te” “Ti odio perché somigli a me”

In questa forma di relazione è evidente l’aspetto sadico del dipendente e la volontà precisa di far del male al partner procurando sofferenza ed umiliazione. Il partner, solitamente passivo-dipendente o codipendente, viene costantemente svalutato e disprezzato divenendo il capro espiatorio delle proprie frustrazioni. Si instaura una dipendenza dalla relazione, vissuta come la meno peggio e l’unica possibile per sé. Si sviluppa spesso come effetto di una serie di relazioni vissute come fallimentari e porta ad alimentare una continua svalutazione dell’altro, ritenuto sbagliato, e di sé come incapace e immeritevole di un partner migliore.

4. Controdipendente – “Io non ho bisogno di te” “Non saprai mai chi sono veramente”

Cresciuto in una famiglia rifiutante in cui ha imparato a provare vergogna per le sue manifestazioni di bisogno e di fragilità, il controdipendente evita accuratamente ogni forma di legame e di reale intimità. Così facendo, risolve, a suo modo, la paura dellʼabbandono e del rifiuto. Si presenta come un partner cinico, distante ed ostile verso richieste di attenzione ed affetto, tendendo a scappare e autosabotarsi quando il rapporto rischia di diventare più profondo. Ha bisogno di imparare ad accettare le emozioni e di sentirsi al sicuro nell’esprimerle, potendosi fidare di sé e dell’altro.

COSA FARE per uscire dalla dipendenza affettiva e iniziare a godere di una relazione sana e positiva?

  • Imparare a riconoscere ed esprimere i propri bisogni e le proprie emozioni, favorendo la costruzione di un senso di sé più solido, riconoscendo la propria identità e la propria autonomia quando si è in relazione. 
  • Interrompere vecchie modalità e cicli relazionali, come intraprendere nuove relazioni subito dopo averne interrotta un’altra, e prima di aver riconosciuto i propri bisogni e stabilito dei confini personali. 
  • Lavorare sulle proprie risorse, riconoscendo i propri punti di forza e costruendo una buona autostima
  • Riconoscere e smettere di ignorare i segnali allarmanti nel comportamento dell’altro, nella speranza che “cambi”.
  • Differenziare vissuti reali da fantasie di relazione, modificando le aspettative irrealistiche nutrite nei confronti del partner sulla base di dati di realtà evidenti.
  • Comprendere le origini del proprio comportamento, collegando la dipendenza affettiva alla propria storia

Se ti riconosci nella dipendenza affettiva, chiedi aiuto ad un professionista. La terapia può aiutarti ad uscirne e stare meglio. Ti servirà solo pazienza e motivazione.

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